Jobs Act inapplicabile ai call center
Lo schema di decreto di attuazione del Jobs Act, presentato lo scorso 20 febbraio 2015, esclude i call center dall’applicazione delle norme che riformano il mercato del lavoro.
Infatti il decreto recante il testo organico delle tipologie contrattuali prevede che dal 1° gennaio 2016 saranno aboliti i contratti di collaborazione a progetto, ad eccezione però delle collaborazioni per le quali gli accordi collettivi stipulati dalle confederazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale prevedono discipline specifiche riguardanti il trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore. Ciò significa che il Jobs Act, o meglio i suoi decreti di attuazione, saranno inapplicabili ai call center grazia all’accordo collettivo sottoscritto in data 1/8/2013 relativamente ai lavoratori impiegati nell’attività c.d. di “outbound”. Ove con tale definizione si comprendono gli operatori dei call center che effettuano chiamate a determinate categorie di utenti per proporre loro la vendita di beni o servizi e che sono assunti con contratti a progetto. Mentre, al contrario, gli operatori che svolgono attività di “inbound” rispondono a chiamata in entrate.
Tale esclusione non trova il favore dei sindacati, mentre accontenta l’Assocontact (Associazione delle imprese di contact center in outsourcing) che – con un comunicato stampa del 9 febbraio scorso – evidenziava il rischio che i decreti attuativi del Jobs Act potessero “bruciare” migliaia di posti di lavoro. Infatti in tale comunicato veniva evidenziato da Assocontact che “pur sostenendo e apprezzando l’azione di riforme intrapresa dal Governo e condividendo la necessità di rivedere le politiche attive del lavoro”, “l’eventuale eliminazione delle forme atipiche dei contratti di lavoro, produrrebbe immediatamente pesanti conseguenze occupazionali in diversi settori industriali fra i quali quello dei contact center”. E ciò perché le imprese che si occupano della gestione dei servizi di vendita telefonica “coinvolge circa 40.000 addetti che operano con contratti atipici a motivo del modello di business e delle caratteristiche di tale attività, legata a commesse di breve durata e remunerate a fronte di risultati ottenuti”. Tali attività, realizzate con l’utilizzo di contratti di lavoro atipici, sono regolate da un importante accordo sindacale nazionale sottoscritto nell’agosto 2013 in ottemperanza delle indicazioni di legge emanate dall’allora Ministro del Lavoro Fornero. “Queste particolari specificità riguardano, oltre a quelli del nostro comparto, ulteriori 40.000 lavoratori che operano in ambito delle attività di ricerche mercato e recupero crediti: insomma, ci troveremmo di fronte a un bacino di circa 80.000 lavoratori che, in mancanza della necessaria variabilità e flessibilità della tipologia contrattuale, potrebbero vedere venir meno la loro attività e i redditi a essa collegati. E dunque chiediamo che l’azione legislativa tenga conto delle necessarie peculiarità di questi settori, al fine del mantenimento dell’occupazione e del reddito dei lavoratori in essi occupati”.