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Fase conclusiva del Jobs Act:

In via di definizione i decreti relativi alla riforma del lavoro di cui al Jobs Act in argomento di articolo 18 e ammortizzatori sociali.

Sembra confermato un indennizzo monetario crescente in base all’anzianità di servizio del lavoratore in tutti i casi di licenziamenti economici e organizzativi. Per quanto concerne la quantificazione monetaria si parla di un somma compresa tra 1,5-2 mensilità per ogni anno di servizio prestato fino ad un massimo di 24 mensilità, nonché un minimo di 4 mensilità per disincentivare i licenziamenti al termine del periodo di prova. Mentre tali quantificazioni sembrerebbero non applicarsi ai licenziamenti collettivi.

Per le piccole imprese, quelle cioè con meno di 16 dipendenti, invece, i tecnici stanno valutando se lasciare le attuali quantificazioni vale a dire da 2,5 a 6 mensilità per evitare di penalizzarle troppo da un punto di vista economico.

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Per quanto riguarda invece la conciliazione stragiudiziale l’indennizzo potrebbe partire da un minimo di una mensilità per ogni anno di servizio prestato, fino ad un massimo di 16 mensilità. Non sembrano confermati invece importi maggiorati per le imprese che hanno alle loro dipendenze sopra a 200 lavoratori alle quali si applicherebbero dunque, in caso di transazione stragiudiziale, gli stessi indennizzi sopra riportati.

Per quanto concerne invece i licenziamenti disciplinari la reintegra nel posto di lavoro (c.d. tutela reale) potrebbe essere limitata ai soli casi di “insussistenza del fatto materiale”, con possibilità per il datore di lavoro di richiedere l’opting out e cioè la facoltà di convertire la sanzione della reintegrazione in servizio con la corresponsione di una sanzione o maxi-indennizzo. Ma questa ultima ipotesi è ancora allo studio dei tecnici.

Venendo invece agli ammortizzatori sociali (ASPI) il problema fondamentale è rappresentato dalla copertura economica. Il Governo vorrebbe “creare” un ammortizzatore sociale universale da versare a chi perde il lavoro (accessibile cioè già a partire dalle 13 settimane di versamento contributivo) e che dovrebbe essere pronto dal prossimo giugno. Inoltre si vuol portare la durata dell’ASPI fino a 24 mesi, cioè 6 mesi in più rispetto agli attuali 18 previsti a suo tempo dalla Riforma Fornero, probabilmente anche in base alla durata della contribuzione pregressa. L’importo dovrebbe restare compreso entro la cifra massima di 1.090 euro mensili e, novità, sarà riconosciuto anche ai contratti di collaborazione a progetto (fino al loro esaurimento), ai contratti di somministrazione e da ultimo ai contratti a tutele crescenti. Al termine del periodo di corresponsione dell’ASPI, probabilmente, resterà l’assegno di disoccupazione riconosciuto a patto che il lavoratore presenti un ISEE basso e partecipi ai programmi di inserimento lavorativo, ma non è ancora dato di sapere come verrà regolamentato questo istituto. Lo schema di contribuzione della nuova ASPI sarà a carico dei datori di lavoro per due terzi e dei lavoratori per un terzo.

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