Sentenza Corte UE e precari della scuola:
È di ieri, 26 novembre 2014, la sentenza della Corte dell’UE che tanto sta facendo discutere le parti in gioco le organizzazioni sindacali che “rappresentano” i precari della scuola da una parte, il Governo e il Ministero dell’Istruzione dall’altra.
Ma veniamo ai fatti.
La Corte di Giustizia dell’UE, con la sentenza del 26 novembre 2014 (C-22/2013), ha dichiarato che è contraria al diritto dell’Unione Europea la legge italiana che disciplina i contratti di lavoro a tempo determinato, laddove prevede la reiterazione da parte della Pubblica Amministrazione, dei contratti a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi (art. 10, comma 4 bis, del D.Lgs. n. 368/2001).
Si legge infatti nella sentenza che la clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato del 1999 “deve essere interpretata nel senso che osta a una normativa nazionale .. che autorizzi, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti, nonché di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo qualsiasi possibilità, per tali docenti e detto personale, di ottenere il risarcimento del danno eventualmente subito a causa di un siffatto rinnovo. Risulta, infatti, che tale normativa, fatte salve le necessarie verifiche da parte dei giudici del rinvio, da un lato, non consente di definire criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo di tali contratti risponda effettivamente ad una esigenza reale, sia idoneo a conseguire l’obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine, e, dall’altro, non prevede nessun’altra misura diretta a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo ad una successione di contratti di lavoro a tempo determinato”.
I sindacati avvisano che si potranno incardinare fino a 250mila ricorsi per ottenere la stabilizzazione, visto che la gestione nazionale dei precari della scuola non rispetta le regole europee in considerazione del fatto che non esistono strumenti per evitare il ricorso abusivo alla reiterazione dei contratti a termine, anche mediante la previsione di un risarcimento del danno, oltre che la (promessa) di una assunzione a tempo indeterminato in tempi ragionevolmente prevedibili.
Ricordiamo che i precari della scuola non sono solamente gli insegnanti, ma anche il personale amministrativo e oltre al citato numero di ricorsi, che teoricamente potrebbero essere incardinati per ottenere la stabilizzazione, la richiesta di risarcimenti potrebbe raggiungere la soglia di oltre due miliardi di euro.
Occorre specificare inoltre la distinzione tra posti vacanti e posti disponibili: nei posti vacanti il titolare esiste, ma non lavora perché, ad esempio, è in congedo per maternità, malattia, ecc.; invece nei posti disponibili non vi è un titolare: e pertanto – ad avviso della Corte – per i primi è giustificabile il ricorso al contratto a tempo determinato.
Ora la “parola” passa alla Corte Costituzionale che – sulla base dei principi espressi sulla sentenza della Corte europea – dovrà individuare le norme in contrasto da “eliminare” dal nostro ordinamento.
Infatti la Corte UE ha precisato che spetterà soltanto ai giudici italiani “esaminare di volta in volta tutte le circostanze del caso, prendendo in considerazione, in particolare, il numero dei contratti successivi stipulati con la stessa persona oppure per lo svolgimento di uno stesso lavoro, al fine di escludere che contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, sebbene palesemente conclusi per soddisfare un’esigenza di personale sostitutivo, siano utilizzati in modo abusivo dai datori di lavoro”.
Nel frattempo il Governo ha annunciato che, entro settembre 2015, saranno stabilizzati circa 148mila precari e saranno avviati altresì nuovi concorsi “con cadenza regolare”, di cui il primo già nel 2015 per assumere 40mila professori di ruolo.
Sull’impeto di questa sentenza europea, c’è anche chi sta valutando l’ipotesi di proporre un ricorso all’Unione Europea contro il Jobs Act, staremo a vedere gli sviluppi…
(Fonte: Corte di Giustizia Europea)
Allegati: Conclusioni avvocato generale e Questioni pregiudiziali