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Jobs Act e conciliazioni cause lavoro

In tema di licenziamenti per motivi economici nel Jobs Act si mira a consolidare la conciliazione preventiva tra datore di lavoro e lavoratore, già introdotta con la Riforma Fornero. Infatti, a due anni da tale Riforma i dati parlano chiaro: ben il 50% delle (oltre 40.000) procedure aperte per licenziamenti economici si sono chiuse con una conciliazione nelle competenti sedi (Direzioni Territoriali del Ministero del Lavoro), ove datore di lavoro (aziende con più di 15 dipendenti) e lavoratori (da licenziare) si incontrano per trovare un accordo (economico) al fine di evitare l’instaurarsi di un giudizio in tribunale.

In sintesi la legge Fornero stabilisce che il datore di lavoro, che occupa più di 15 dipendenti, e che intende procedere ad un licenziamento per motivi economici od organizzativi (cioè per giustificato motivo oggettivo, come una volta veniva definito) deve inviare una comunicazione alla D.T.L. territorialmente competente e per conoscenza anche al lavoratore interessato, con la specificazione del motivo posto alla base della cessazione del rapporto di lavoro, nonché le eventuali misure di assistenza finalizzate alla eventuale ricollocazione del lavoratore. A quel punto la D.T.L., composta da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, convoca le parti al fine di consentire loro di trovare un accordo conciliativo, che in genere consiste nella corresponsione di una somma di denaro al lavoratore (incentivo all’esodo), al fine di evitare l’instaurazione di un giudizio in tribunale. Se l’accordo tra le parti viene raggiunto, si procede con una risoluzione consensuale del rapporto e contestuale versamento della somma economica concordata tra le parti a favore del lavoratore licenziato, con rinuncia di quest’ultimo alla impugnazione del licenziamento. Invece se l’accordo tra le parti non viene raggiunto, il datore di lavoro potrà procedere al licenziamento del dipendente e la lite può arrivare in tribunale per la sua definizione.

Nel Jobs Act quindi, visti i riscontri positivi – come sopra si diceva – del tentativo obbligatorio di conciliazione, è allo studio la eventuale introduzione di sconti fiscali (esenzione IRPEF) sugli indennizzi corrisposti al lavoratori licenziati al fine di incentivare l’uso di tale strumento preventivo e ridurre il contenzioso giudiziario. Si ricorda infatti che con i nuovi emendamenti introdotti al DDL di riforma del lavoro, in ipotesi di licenziamento per motivi economici sarà cancellata la reintegrazione nel posto di lavoro, con mera corresponsione al lavoratore di una somma di denaro proporzionata all’anzianità di servizio.

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